Ismea, Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, ha recentemente dichiarato che le esportazioni italiane di prodotti agroalimentari sono aumentate durante i primi sei mesi del 2020, raggiungendo 22,1 miliardi di euro, in progressione del 3,5% su base annua, pari all’11% dell’export complessivo di beni e servizi.
Il risultato è stato determinato da una forte crescita dell’esportazione nei primi due mesi dell’anno e da un forte arretramento nei mesi di aprile (-14% su marzo) e maggio (-4,5% su aprile).
Le importazioni, invece, sono risultate in flessione pertanto l’Italia ha realizzato un netto miglioramento del saldo commerciale che ha raggiunto 710 milioni di euro di guadagno, contro un passivo di quasi 1,2 miliardi dei primi sei mesi del 2019.
Il principale mercato di destinazione dell’export è la Ue, con acquisti nel primo semestre 2020 pari a circa 14,3 miliardi di euro (+3,1% su base annua). Le spedizioni extra UE hanno generato introiti per 7,9 miliardi di euro (+4,6% su base annua).
I paesi che durante i primi sei mesi dell’anno in corso hanno incrementato maggiormente le importazioni di prodotti agroalimentari italiani sono stati Germania, Polonia, Ucraina, Giappone, Canada e Cina.
I comparti produttivi con maggiori incrementi sono stati quelli dei “cereali e derivati”, “ortaggi freschi e trasformati”, frutta fresca e trasformata”, “latte e derivati” per i quali è emerso un incremento delle spedizioni all’estero; al contrario, il vino, pur rimanendo il secondo comparto produttivo per valore dell’export, nei primi sei mesi dell’anno ha subito una flessione annua delle esportazioni del 4,1%.