Food Made in Italy: opportunità ed insidie dell’export
L’intervento di Micheal Seider, Vice Presidente del colosso americano Performance Food Group
L’Italia non viene mai messa in discussione per la qualità dei prodotti che esprime, il problema può essere talvolta rappresentato dalla convenienza, intesa come il connubio tra le opportunità di importazione di un prodotto senza eguali, in grado di attribuire un reale valore aggiunto a vantaggio di chi lo acquista, oppure no.
Le logiche delle strategie di esportazione, quindi, sono assolutamente identiche a quelle che esistono nei mercati interni. E’ ciò che è emerso dall’interessante intervento di Michael Seider, Vice Presidente di Performance Food, la seconda azienda di ristorazione commerciale degli Stati Uniti, dopo Sysco.
“Performance Food Group è la seconda azienda per dimensioni nella ristorazione collettiva, serve catene nazionali e pizzerie indipendenti, ma anche scuole, università” spiega il suo Vice Presidente Michael Seider al Webinar LIVE della piattaforma CIBUS LAB, realizzata da GDONews e Fiere di Parma Cibus con il patrocinio dell’ICE e della Regione Emilia Romagna.
Sono oltre 125 mila i clienti di questo colosso della distribuzione alimentare del B2B americano che realizza ricavi per oltre 25 miliardi di dollari annui.
L’Italia è un paese decisamente strategico per il gruppo che importa centinaia e centinaia di container dal nostro paese.
“Consideriamo strategica l’Italia soprattutto per i vostri prodotti secchi, come la pasta, l’olio extra vergine di oliva, le salse e pelati, di cui importiamo ogni anno centinaia e centinaia di container ogni anno. Guardiamo con interesse anche a prodotti diversi, come i surgelati, ma è chiaro che nelle nostre valutazioni dobbiamo considerare il connubio tra il costo di produzione ed il costo di trasporto con quello che offre il nostro mercato interno”. Il tema della competitività emerge chiaramente nel discorso di Micheal Seider, e
“La qualità ed il gusto dei vostri prodotti surgelati non sono un ostacolo, semmai il problema può essere nel costo di produzione assieme al trasporto della merce, comparato ai prodotti acquistati direttamente negli stati uniti, è sinceramente più semplice acquistare un’ottima pasta congelata prodotta negli stati uniti, spesso da fabbriche di proprietà di italiani immigrati ed oggi americani.”
Il tema della concorrenza emerge in modo lampante sui mercati nei quali non riusciamo a esprime un forte gap qualitativo.
Micheal Seider conclude il suo intervento con una sfida, quella che oggi la sua azienda sta percorrendo e che si identifica nella perfezione della gestione della supply chain dai diversi produttori diseminati negli USA e nel mondo ed il loro Cedi: “ La nostra sfida è quella di migliorare il business e le importazioni attraverso una supply chain che sia più perfetta possibile, dove ciò che viene ordinato deve corrispondere a ciò che viene consegnato e nel minor tempo possibile con i minori costi.”
L’ottimizzazione della supply chain si traduce in un incremento del margine, e di conseguenza in incremento della competitività. L’Italia, bandiera della qualità in diverse categorie merceologiche, strategiche in tutti i mercati del mondo, deve saper vincere la sfida suggerita da Seider per potersi trovare competitiva anche nei vari mercati interni.